La Chiesetta dei santi Faustino e Giovita era in origine un romitorio, del XV secolo.
All’interno vi è un sarcofago con le ossa di un certo Pietro Malerba, un eremita morto nel 1469 e con molta probabilità qui sepolto.
Costui, poco prima aveva ricevuto la chiesa di San Faustino assieme al piccolo convento di San Felice di Frader dal vescovo di Brescia, il quale a sua volta l’aveva avuta dal parroco di Sanalo.
Il Malerba apparteneva all’ordine dei Gerolimini e secondo un’antica tradizione venne dapprima sepolto nel cimitero annesso alla chiesetta, ma sopra la tomba l’erba non attecchiva e la neve si scioglieva subito, mentre gli alberi vicini si seccavano: la vegetazione tornò ad essere rigogliosa solo quando i resti del monaco vennero posti nel sarcofago che ora si trova a sinistra dell’altar maggiore.
Dopo la morte del Malerba, la chiesa ed il monastero di San Faustino divennero proprietà di un privato di Vicenza e quindi, dal 1667, del seminario di Padova.
Due secoli dopo, nel1855, passò al parroco di Torri don Innocenzo Maria Zuliani e quindi, in seguito, a Francesco Giacometti fu Pietro. Costui nel 1888 restaurò la chiesetta ed iniziò la tradizione di festeggiare ogni anno il 15 febbraio, i santi titolari della chiesa, Faustino e Giovita, martiri bresciani.
All’interno si ammirano dei pregevoli affreschi quattrocenteschi raffiguranti una Madonna in trono con Bambino fra i Santi Rocco e Sebastiano, un’altra Madonna con Bambino e dei Santi. La pala dell’altare, con la Madonna e i santi Faustino e Giovita, è opera di Francesco Marai risalente al 1711.
Questo romitorio, in occasione di pestilenze, un tempo tutt’altro che rare, fungeva anche da lazzaretto per il ricovero degli appestati, assieme alla chiesa di San Giovanni al cimitero.