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La Serra dei Limoni

Secondo la tradizione gli agrumi furono introdotti sul Garda nel sec. XIV ad opera dei frati francescani. Le prime limonàre sorsero sulla sponda bresciana, per lo più nei territori di Gargnano e di Limone, ma non mancavano neppure sulla costa veronese, dove il centro principale di questa coltura era Torri. Il Garda, con i suoi 46° di latitudine nord, rappresentò in passato la zona più settentrionale al mondo in cui si coltivavano gli agrumi a scopo commerciale.

Ciò fu consentito non solo dalle favorevoli condizioni climatiche, ma pure dal complesso lavoro di copertura invernale che permetteva alle piante di superare indenni anche inverni molto rigidi. La limonàra viene chiusa con assi e finestre verso la fine di novembre – per tradizione nei giorni attorno alla festa di S. Caterina, il 25 novembre – e scoperta con l’arrivo dei primi tepori primaverili. Quando la temperatura è particolarmente rigida, come negli ultimi inverni, i giardinieri accendono dei fuochi all’interno, evitando così che il gelo distrugga in poco tempo tutto il lavoro realizzato nell’arco dell’anno, dalla vangatura alla concimazione, dall’irrigazione alla potatura.

L’accesso alla nostra serra è reso possibile da un ponticello di legno, sospeso sopra una grande vasca, ora adibita a stagno, ma un tempo utilizzata come riserva d’acqua per l’irrigazione. L’acqua era distribuita alle piante tramite canali di tufo, da dove, con l’ausilio di due assi poste ad angolo retto, l’acqua veniva fatta defluire alla base delle piante. Ciascuna di queste gode di un’area di circa 20 mq, detta campo o campata, compresa tra un pilastro e l’altro: ciò vale per i limoni e gli aranci; nei pressi delle finestre troviamo invece i cedri, disposti a spalliera, ed alcuni mandarini. Le piante di limoni, che possono raggiungere anche i 7-8 mt di altezza, sono sostenute da lunghe antenne di castagno, fissate in alto ai cantér: tali antenne non sono infisse nel terreno per non recare danno alle numerosissime piccole radici superficiali.

La prima fioritura si ha in maggio e poi continua fino a giugno – luglio, ed anche in agosto. Una pianta in piena attività può fornire in un anno anche 2 -3000 limoni: questi, una volta spiccati, venivano in passato scelti e suddivisi secondo la grossezza, incartocciati e poi disposti in casse di legno, pronti per essere portati ai porti di Torbole, Bardolino o Desenzano, da dove prendevano la strada del nord Europa, di Venezia o di Milano. Il periodo d’oro dell’agrumicoltura benacense si ebbe nel sec. XVIII, periodo a cui risale anche la nostra serra, fatta costruire da Zeno Zuliani nel 1760, dopo l’abbattimento della seconda cinta muraria e l’interramento del fossato.

Il declino di questa attività si ebbe già a partire dal secolo scorso, sia per la comparsa della gommosi, malattia letale per queste piante, sia per la raggiunta unità d’Italia e la conseguente abolizione dei dazi d’importazione per i frutti provenienti dal Sud, sia per la scoperta (1890 circa) dell’ acido citrico sintetico. Alcune annate particolarmente rigide (1905, 1929, 1985) dettero poi il colpo di grazia a tale coltura, che ora sopravvive in poche serre sulla sponda bresciana e, sulla sponda veronese, in quelle del Castello di Torri e della Villa Brenzoni a S. Vigilio.

Gli agrumi arrivano sul Lago di Garda
L’arrivo degli agrumi sul Lago di Garda si ha intorno al XIII-XIV secolo, ad opera dei frati del convento di San Francesco di Gargnano. Questo paesino, insieme a Limone, infatti fu il primo a veder nascere le limonare: terreni adibiti alla coltivazione dei limoni. Gli agrumi originari da Cina e India, arrivarono in Italia probabilmente intorno all’anno 1000 con l’arrivo degli Arabi, la Sicilia fu la prima regione a coltivarli. Comunque anche il terreno nei dintorni del lago di Garda si prestava discretamente a questo tipo di coltivazione, soprattutto grazie ai diversi accorgimenti degli agricoltori che facevano di tutto per garantire la loro sopravvivenza. In fatti al tempo quello stesso agrume importato dalla Sicilia costava molto di più, proprio per l’imposizione di pesanti dazi doganali.

Poche sono le serre che mantengono ad oggi la coltivazione dei limoni, sul lato veronese del lago sopravvivono a Torri, all’interno del castello,e a Villa Brenzoni a S. Vigilio. Per la serra di Torri , fatta costruire da Zeno Ziuliani nel 1760, il lavoro di copertura in genere dove essere completato entro la fine di novembre, per proteggere le piante dalle temperature invernali, mentre con l’arrivo della primavera la limonara viene riaperta. Per combattere il freddo i giardinieri accendono dei fuochi tra gli alberi proprio all’interno della limonara, che viene chiusa con assi e finestre.

La fioritura si ha in maggio, e prosegue per tutti i mese di giugno e luglio, a volte anche agosto. Una pianta di limoni ne può produrre, se è nel pieno dell’attività, sui 2000-3000. L’accesso alla serra è possibile tramite un piccolo ponte di legno che passa sopra una vasca d’acqua, ora con funzione ornamentale, ma che un tempo era indispensabile per l’irrigazione. L’acqua infatti della vasca veniva fatta scorrere attraverso dei tubi, fino a raggiungere le radici delle piante. Ogni pianta di limoni ha a disposizione uno spazio di circa 20 mq, detta campo o campata. A sostenerla, dato che la sua altezza può raggiungere gli 8 m. d’altezza, ci sono lunghe antenne di castagno fissate in alto, per non ledere le radici superficiali della pianta. Oltre alle piante di limoni nella serra di Torri si coltivano anche aranci, cedri e mandarini.