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Le incisioni rupestri a Torri del Benaco

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Le incisioni rupestri si estendono su un’area abbastanza vasta della sponda veronese del lago di Garda, tra Garda e Malcesine. La zona sicuramente più ricca è quella nel territorio di Torri del Benaco in località Brancolino.

Le incisioni si trovano su rocce divenute delle lavagne naturali a causa delle glaciazioni che nel Quaternario hanno levigato i nostri monti. Gli autori dell’arte rupestre furono probabilmente cacciatori e pastori che transitavano in queste zone.

Le incisioni sono state attuate con il metodo della martellinatura, battendo la roccia con una pietra più dura, come il serpentino o la quarzite.
Le incisioni possono essere meglio osservate con la luce radente del mattino; se la roccia viene bagnata, risultano ancora più evidenti.
E’ possibile approfondire la conoscenza delle incisioni rupestri visitando la Sala delle incisioni del Museo del Castello Scaligero di Torri del Benaco.

In località Brancolino, a circa un Km da S. Vigilio, abbiamo le due rocce incise più interessanti.

La Pietra delle Griselle
Fin dall’età più remota esistevano imbarcazioni per i traffici lacustri che permettevano più veloci spostamenti. Proprio di un’imbarcazione del secolo scorso troviamo testimonianza nel primo settore della “Pietra delle Griselle” che prende il nome dalle scalette dell’imbarcazione stessa, griselle in termine marinaro.
In un altro settore della stessa pietra, troviamo rappresentazioni di uomini con braccia alzate (oranti) e rappresentazioni di armi il cui aspetto richiama quelle utilizzate dall’uomo fin dall’età del bronzo. Sulla stessa pietra, nella parte in alto, si può notare la presenza di croci cristiane.

La Pietra dei Cavalieri
E’ così chiamata per la presenza su di essa di dodici cavalieri armati a cavallo e rivolti verso sud, verso quei territori da cui potevano giungere minacce ed incursioni. Difficile è la datazione, anche se sembrano risalire ad un’epoca remota.
Sulla pietra vi sono anche raffigurazioni di imbarcazioni, lettere alfabetiche e simboli più recenti.

Le incisioni rupestri del Garda. (testo 1)

Le incisioni rupestri del Garda si trovano dislocate in varie località del Comune di Torri del Benaco e le più famose sono a “Pietra delle Griselle” e la “Pietra dei Cavalieri”, ma la più grande come dimensioni è sicuramente la “Roccia Grande” che si trova in prossimità di Crero (207 m s.l.m.), bellissimo borgo affacciato sul lago. Il nostro percorso ci porterà a visitarla percorrendo una mulattiera che corre quasi sempre in parallelo alla sponda del lago, ma a mezza costa.
L’itinerario inizia dal paese di Torri del Benaco e ci porta a salire fino all’antica contrada di Coi. Superato un capitello, si prosegue verso le Rossone di sopra camminando lungo la mulattiera che prosegue con un andamento altalenante tra aree pianeggianti e leggeri saliscendi in prossimità delle valli. Il percorso è tutto un susseguirsi di meravigliosi panorami che si aprono sul lago in un’alternanza di aree a bosco con la tipica macchia collinare e uliveti terrazzati. Questi scorci permettono approfondimenti sulla formazione glaciale del Lago di Garda e sulla geomorfologia dei versanti.
Si prosegue poi attraversando la contrada delle Anze fino ad arrivare alla base del Sengiàlt, un’alta rupe sopra la Valle delle Fornare. Si imbocca a destra il sentiero che sale nel bosco e si raggiunge un incrocio in località Prandine.
La passeggiata prosegue sempre più attraverso tratti boscati dove è possibile osservare le particolarità della tipica vegetazione del versante lacustre, caratterizzata dalla presenza di specie mediterranee adatte a climi miti visto l’effetto di mitigazione climatica indotta dalla presenza del lago. Cominciamo ad addentrarci nelle zone dove si possono osservare alcuni liscioni, rocce levigate in superficie dall’azione del ghiacciaio e dell’acqua con una curvatura concava, che nei secoli sono state utilizzate come delle vere e proprie “lavagne” a cielo aperto. È su uno di questi, la “Roccia Grande” che troviamo, poco più avanti sul percorso, dei graffiti di varie epoche per lo più risalenti all’epoca preistorica con tracce d’incisioni di lettere alfabetiche, figure umane ed animali, tra loro in qualche modo forse connesse in una sintassi ancora non chiara. Ritornati lungo il sentiero scendiamo qualche centinaio di metri fino a raggiungere la contrada di Crero dove possiamo ammirare un bellissimo panorama su tutto l’Alto lago. Il nostro percorso volge alla conclusione e ci inoltriamo lungo la strada asfaltata che scende ripida verso la Gardesana. Scendendo di quota lentamente possiamo ancora ammirare come l’azione dell’uomo abbia trasformato dei ripidi e assolati pendii in aree terrazzate dove spiccano per bellezza e regolarità d’impianto i famosi olivi del lago che producono l’ottimo olio che tutti noi conosciamo. Giunti sull’innesto della Gardesana il pullman ci riaccompagnerà nel centro di Torri del Benaco.

IL SENTIERO DELLE INCISIONI RUPESTRI. (testo 2)

Le incisioni rupestri del Garda sono distribuite su tutto il territorio di Torri, ma le concentrazioni più significative si hanno nella zona di Crér – vedi itinerario 1 – e nei pressi di Brancolino. Per raggiungere la zona dei graffiti di Brancolino, al confine con Garda, partiamo da Torri e seguiamo la strada Gardesana. Poco dopo san Vigilio, imbocchiamo sulla sinistra la strada dei Castèj, cosiddetta forse per la presenza in antico di fortificazioni. Si consiglia di parcheggiare a san Vigilio, perché l’ambiente che ci accingiamo a visitare è protetto e percorrere a piedi questa antica strada, che un tempo era l’unica che metteva in comunicazione Torri con Garda, ci permette di gustare ancora meglio la zona e godere di magnifici panorami sul lago. La strada, in gran parte selciata, con un andamento sinuoso procede immersa nell’oliveto che piano piano lascia il posto ad un bosco di latifoglie con una predominanza di lecci e carpini. In breve – dopo poco meno di 1 km di strada – arriviamo ad un belvedere da dove si gode un magnifico panorama sul medio e basso lago. Sotto di noi appare in tutta la sua bellezza il promontorio di S. Vigilio, con la baia delle Sirene, mentre di fronte si scorge il golfo di Salò e, verso sinistra, la rocca di Manerba e la penisola di Sirmione. Continuando la nostra esplorazione verso l’interno, a circa 200 m dal belvedere troviamo un bivio: noi proseguiamo sulla strada selciata, per arrivare subito dopo alla vecchia sbarra; al bivio successivo si va a sinistra. Ora il percorso diventa pianeggiante e i ruderi di vecchie abitazioni e olivi abbandonati tradiscono un’antica presenza dell’uomo; la vegetazione è molto fitta e sulla destra ad un certo punto la strada appare bordata da un muro a secco che ci accompagna fino alla vicina località delle Carpàne, così denominata per la presenza di un gigantesco carpino nero. Siamo nell’ambiente dell’ostrieto, il tipico bosco della fascia pedemontana del Baldo, con carpini, roverelle e frassini; la presenza poi del grande bacino lacustre, che agisce da termoregolatore, ha permesso la crescita anche di oiante che non amano inverni troppo rigidi, come il leccio, lo scotano, la fillirea, il terebinto e altre. Qui vi è la confluenza di numerosi sentieri, ma per la visita alle incisioni è necessario prendere quello che sale verso la montagna. Siamo sulle ultime propaggini del massiccio del monte Baldo verso sud, dove le glaciazioni del Quaternario hanno fortemente modellato le rocce calcaree, che appaiono montonate e lisciate, quasi lavagne naturali, sulle quali i nostri antenati hanno lasciato tracce della loro presenza. La pista è ancora in parte selciata, a testimoniare l’importanza che in antico aveva questa via di comunicazione, per la quale passavano le greggi transumanti dalla pianura ai pascoli del Baldo. A destra del sentiero abbiamo un susseguirsi quasi continuo di rocce montonate, ma il lisciane che ci interessa è a 5 minuti di cammino dalle Càrpane. Quando, ancora nei primi anni ’60, il prof. Mario Casotti, lo scopritore dei graffiti del Garda, si fermò davanti a questa roccia, vide solo una piccola porzione di essa, coperta da incisioni relativamente recenti (sec. XIX e dintorni) e quasi tutte raffiguranti imbarcazioni. Lo studioso non si accontentò di quello che vedeva, ma fece liberare il lisciane dallo strato di terra che lo copriva, riportando così alla luce le incisioni più antiche e interessanti: le armi. Infatti è solo grazie ad esse che noi possiamo stabilire una datazione, confrontandole con altre armi simili tipologicamente, di cui si conosca l’età, e per le nostre spade l’età di incisione è fatta risalire al I millennio a. C. Su tale pietra – detta delle griselle per le evidenti scale di corda di alcune imbarcazioni -abbiamo raffigurati anche i cosiddetti “dendrofori”, omini estremamente stilizzati che sembrano portare rami frondosi a mo’ di stendardo e che purtroppo sono visibili solo bagnando la roccia con acqua; delle croci, nella parte più alta della roccia, ricordano un’usanza dei primi tempi del Cristianesimo nelle nostre zone, quando con tali simboli si ‘ cristianizzavano’ preesistenti luoghi di culto pagani. Risalendo il sentiero arriviamo alla Pietra dei cavalieri. Questi, in numero di 12 e armati di lancia, formano una lunga fila e sono rivolti verso sud, cioè verso la direzione da dove un tempo arrivavano le invasioni celtiche e romane per le popolazioni retiche del Benaco. Da alcuni studiosi questi cavalieri sono fatti risalire al I millennio a.C., quando in Italia si diffuse l’impiego del cavallo, ma non manca chi li colloca in epoche successive. L’interesse di questo sito è accresciuto dalla presenza, poco distante, di un piccolo giacimento affiorante di limonite, un miscuglio di ossidi di ferro un tempo ricercato, in mancanza di meglio, per ottenere il metallo necessario per le armi. E i cercatori di metalli, assieme ai pastori, possono essere stati gli autori delle nostre incisioni, ottenute prevalentemente con la tecnica della martellinatura, percuotendo la roccia con ciottoli particolarmente duri, come serpentino o quarzite. A questo punto la visita alle incisioni rupestri di Brancolino può dirsi terminata. Se vogliamo continuare la visita all’ambiente, risaliamo il sentiero e dopo poco arriviamo ad una diramazione sulla destra. Seguendo tale pista, immersa in un fitto bosco, troviamo uno slargo da dove si gode un superbo panorama sulla penisola di S. Vigilio: qui, il sentiero di destra scende fino alle Càrpane, ma noi ci rituffiamo nel bosco. In breve arriviamo ad una piazzola, un tempo stazione di partenza di una teleferica per il trasporto del legname. Prendiamo quindi il sentiero di destra che, con un andamento quasi pianeggiante, tra roverelle e lecci, ci porta a due radure, in parte coperte da piscioni, sul bordo della Séngia, lo strapiombo roccioso che incombe sul golfo di Garda. Quindi entriamo nella selva sulla sinistra e poco dopo usciamo nella piana di Brè, dove appare la contrada omonima; svoltiamo a sinistra e ci dirigiamo verso un crinale erboso, segnato da un sentierino, al margine del quale notiamo un cippo di confine. Andando a destra arriviamo alla contrada; se prendiamo l’altra direzione, scendiamo alla piazzola della teleferica e quindi alle Càrpane. Se avevamo previsto un’escursione di mezza giornata, è ora di tornare a dove abbiamo parcheggiato l’auto. Una variante, breve ma suggestiva sia per l’ambiente che per il magnifico panorama che ci aspetta, parte sempre dalle Càrpane, da dove è possibile salire al vicino monte Pomo per un sentiero fiancheggiato da cipressi. Arrivati sul pianoro sommitale, vediamo in basso la cinquecentesca villa Guarienti di San Vigilio, fatta edificare dalla famiglia Brenzone su disegno del Sammicheli.

Dal libro di Vedovelli Giorgio, 1998, Torri del Benaco, Edizione a cura del CENTRO STUDI PER IL TERRITORIO BENACENSE, Torri del Benaco, pp. 83-85

ALLE INCISIONI RUPESTRI DI SAN VIGILIO

Partiamo dal porto di Garda e seguiamo il lungolago in direzione di Torri. Alla fine del paese, sulla destra si trova Villa Becelli-Albertini, immersa in un magnifico parco. Dopo aver superato il porto turistico, seguiamo la costa del lago. In località Corno, dove comincia la spiaggia, vediamo allungarsi davanti a noi la bastionata delle Sénge, mentre prospicienti il lago si trovano ville prestigiose circondate da magnifici parchi. Presto arriviamo a villa Canossa, preceduta da un ampio prato (25′). Quando termina il muro di cinta del parco della villa risaliamo un viottolo sterrato fino alla strada Gardesana, in località Scaveàghe, dove si trova la casa del custode della villa. Seguiamo la strada asfaltata, in direzione Torri, e dopo 300 metri imbocchiamo la “via dei Castei”, una strada bianca, in parte selciata, e presto sulla destra troviamo una sbarra; la superiamo e, seguendo sempre la pista ciclabile, ci inoltriamo nell’entroterra di San Vigilio, in un bosco con molti lecci. All’inizio la strada è in salita, ma presto diventa pianeggiante; arriviamo ad un muro a secco e, dopo aver superato la pista che sale dal lago, siamo al confine con Torri, dove troviamo la sbarra (50′). Siamo in località Carpane, dove si incontrano numerosi sentieri, ma noi, per la visita ai Graffiti, imbocchiamo la vecchia pista che sale e porta alle Rocce delle Griselle e dei Cavalieri, per cui si rimanda all’itinerario n. 1. Per il ritorno a Garda, abbandoniamo la pista ciclabile e scendiamo lungo la vecchia mulattiera; al primo bivio imbocchiamo il sentiero che scende a destra, fino ad innestarsi su uno sterrato in parte acciottolato. Seguendo sempre la pista principale, arriviamo ad un belvedere sulla baia delle Sirene, quindi all’inizio della pista ciclabile, da dove, per il ritorno, è consigliabile seguire la strada dell’andata. * Con il lago basso si può seguire la spiaggia fino al porticciolo di San Vigilio, da dove, dopo aver superato Villa Brenzone (sec. XVI), si sale alla strada Gardesana; da lì, seguendo la statale per circa 500 m in direzione di Garda, si arriva all’inizio della via dei Castèi.