La zona di produzione e trasformazione del “Marrone di San Zeno di Montagna” è situata fra i 250 e i 900 metri sul livello del mare, appartenente al territorio del Monte Baldo, che è compreso tra il Lago di Garda e la valle del Fiume Adige. Comprende parti dei comuni di Brentino-Belluno, Brenzone, Caprino Veronese, Costermano, Ferrara di Monte Baldo e San Zeno di Montagna, tutti compresi nella zona omogenea della Comunità Montana del Monte Baldo dove il castagno era coltivato già nel medioevo.
Il “Marrone di San Zeno di Montagna” va commercializzato, allo stato fresco, in sacchetti di materiale per alimenti, in confezioni da 0,3 Kg, 0,5 Kg, 1 Kg, 2 Kg, 3 Kg, 4 Kg, 5 Kg, 10 Kg; le confezioni di dimensioni più ampie (25 Kg e 50 Kg) dovranno essere commercializzate in sacchi di juta o altro materiale idoneo. Tutte le confezioni vanno sigillate in modo da impedire l’estrazione dei frutti senza la rottura del sigillo e devono essere provviste di un’etichetta con il logo. Nel logo – precisa la Coldiretti – sono rappresentati due cerchi contenenti, l’uno San Zeno benedicente e, l’altro, due ricci stilizzati, accavallati e deiscenti con il marrone che esce. Esso include, nel cerchio di sinistra in basso, la scritta “San Zeno”, e nel cerchio di destra la scritta “Marrone” in alto e “di San Zeno” in basso. La scritta DOP viene collocata in una fascia araldica, fra i due cerchi e alla loro base. Sull’etichetta si dovranno inoltre indicare peso, annata di produzione e luogo di confezionamento.
Marrone di San Zeno Dop
Il marrone di San Zeno è una varietà coltivata nei castagneti che prosperano alle pendici del Monte Baldo veronese, tra il fiume Adige ed il Lago di Garda. Per gli agricoltori di questa area la castanicoltura ha rappresentato per lunghi secoli una risorsa economica importante. I primi riferimenti storici sulla coltivazione del castagno risalgono, infatti, al Medioevo mentre, a partire dagli anni ’20, prese il via nel Comune di San Zeno di Montagna la tradizionale sagra del marrone, tramandata fino ai giorni nostri con il nome di ‘Mostra Mercato del Marrone e giunta quest’anno alla XXIX edizione.
Come si consuma
Arrostiti nei padelloni bucati (le appetitose caldarroste), lessati nell’acqua o impiegati per le preparazione di gustosissimi dolci come il castagnaccio, i marroni sono l’emblema dell’autunno, i frutti che meglio racchiudono l’essenza dei sapori e dei colori di questa stagione. Nelle zone di montagna hanno rappresentato per secoli uno dei principali alimenti: con la farina si preparavano infatti anche il pane, la pasta e la polenta. Il marrone, ricco di amido, di calorie (un etto di prodotto fresco corrisponde a 200 calorie, secco arriva a 300), di proteine, sali minerali e vitamine, è infatti estremamente nutriente ed energetico, sano e facilmente digeribile. Sia la digeribilità che l’apporto calorico variano a seconda dello stato e del tipo di cottura. A “crudo” la digeribilità è piuttosto scarsa mentre l’apporto calorico si assesta intorno alle 150 calorie per etto. La bollitura ne aumenta la digeribilità e riduce l’apporto calorico a circa 120 calorie per etto, mentre l’arrostitura lo riporta intorno alle 200 calorie.
La denominazione di origine protetta “Marrone di San Zeno” ha ottenuto la registrazione europea nel 2003 e nello stesso anno si è costituito il Consorzio di Tutela del Marrone che riunisce oggi 45 soci. Il Consorzio si propone di difendere e tutelare la produzione ed il commercio del Marrone di San Zeno D.O.P. e l’uso della sue denominazione e di promuovere ogni iniziativa intesa a salvaguardarne la tipicità e le caratteristiche peculiari. In quest’ottica è in programma per il prossimo anno un’attività di sensibilizzazione e informazione rivolta ai bambini delle scuole elementari. Inoltre, il Consorzio si impegna per il perfezionamento e il miglioramento qualitativo del prodotto, la produzione, la conservazione, il confezionamento e la qualità. Infine, esercita anche un’attiva vigilanza sulla produzione e sul commercio del Marrone di San Zeno D.O.P., sull’uso della sua denominazione e dei marchi e contrassegni consorziali.
Mappa
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